Recensione: La signora delle camelie



Voglio inaugurare la rubrica dei " grandi classici" con un romanzo che ho, da poco,  recuperato dal mio scaffale dei libri vintage( recuperati cioè dai vari mercatini dell'usato) "La signora delle camelie".
E' la storia  di Marguerite Gautier, tra le più affascinanti mantenute di Parigi di fine 800. Di lei, abituata al lusso e a mille capricci, si innamora perdutamente il giovane, non ricchissimo Armand Duval. Quest'ultimo, nonostante un primo incontro deludente, continua ad amarla e a interessarsi al suo stato di salute piuttosto cagionevole. La donna, anni dopo, rimane profondamente colpita dall'amore disinteressato e sincero mostrato dal giovane. Gli offre, perciò, il suo amore in modo assolutamente gratuito. Armand e Marguerite possono, così, lasciarsi andare ad un amore travolgente, sebbene, presto, il giovane cadrà vittima di un'insana gelosia che gli impedisce di accettare la vita condotta da Marguerite. Quest'ultima spiega al giovane le ragioni della necessità di continuare a vivere la vita condotta fino ad allora e lo convince anzi ad approfittare della generosità di un vecchio duca, suo benefattore. I due possono concedersi, quindi, una pausa di qualche mese fuori dalla vita dissoluta della città e rifugiarsi in campagna, conducendo una vita amena e frugale. Marguerite qui si riscopre veramente felice e si illude di poter abbandonare per sempre la vecchia esistenza e che Armand possa rappresentare davvero la chiave della sua redenzione e la sua felicità. Ma il passato bussa sempre alla porta e Marguerite è sopraffatta dai debiti insoluti. Decide di rinunciare a tutto ciò che possiede e Armand, da parte sua, combattuto tra passione e orgoglio ferito, decide di fare un dono alla donna. Entra in scena così un altro personaggio che convince la protagonista a un eroico sacrificio.

La narrazione è condotta in prima persona, prima attraverso le parole del narratore che in maniera del tutto fortuita è entrato in possesso di un libro appartenuto a Marguerite, poi passa, attraverso un lungo flashback, ad Armand che racconta la loro storia d'amore; infine, sono le pagine di diario scritte da Marguerite a svelarci i suoi ultimi giorni di vita. Conosciamo, quindi, subito, il destino di Marguerite attraverso una prolessi, che togliendoci l'illusione dell'attesa, ha come obiettivo quello di concentrare la nostra attenzione non sul come ma sul perché degli avvenimenti.
Non ho amato fin da subito questo romanzo. Marguerite mi sembrava quasi una "schiava" volontaria del vizio, non riuscivo ad accettare il modo di presentare la sua condizione come necessaria, come se l'abitudine togliesse ogni possibilità alla rivalsa; Armand mi appariva troppo costretto entro un ruolo di debole e frignone, che cade come tutti gli uomini nella mania di possesso e gelosia e al desiderio di vendetta. Li ho rivalutati, infine, come personaggi pieni della loro debolezza e delle loro virtù. Ho apprezzato, se non il tono melodrammatico, il messaggio finale: l'amore che si fa sacrificio, che redime e salva ma che soccombe davanti a convenzioni e al "buon costume".
I personaggi secondari, l'amica approfittatrice, il padre amorevole ma artefice della drammatica separazione degli amanti sono tratteggiati con cura dentro uno sfondo abbastanza sbiadito che è la Parigi di fine 800. Risulta sicuramente più incisiva la rappresentazione di una società che si muove e vive entro le convenzioni di un'epoca piuttosto che le descrizioni assenti di Parigi, una città fantasma che non contribuisce in nulla alla costruzione dell'atmosfera del romanzo. Risulta invece più riuscita la contrapposizione ideologica tra la vita felice e bucolica vissuta in campagna rispetto alla frivola vita di città.
Lo stile è sicuramente pieno, denso ma un po' lento e ha come rafforzato in me la sensazione di una storia d'altri tempi. Ma è davvero così? Alla fine, mi sono domandata come sarebbe stata questa storia riattualizzandola. Come si sarebbe comportata una qualunque Maruerite, una mantenuta di oggi?
Il cinismo, la fredda lucidità con cui guarda alla vita e agli uomini, il senso profondo di solitudine  e l'abbandono all'illusione sarebbe stato espresso con maggiore o minore  intensità?  Non so rispondere a questi interrogativi  ma spero di imbattermi presto in un libro che possa darmi una risposta.

P:S: una curiosità, Verdi  ha tratto spunto da questo romanzo di Dumas per la sua " Traviata". Uno sguardo, a questo punto alla sua Violetta, alias Marguerite, mi sembra d'obbligo!!!!

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