Recensione: La ragazza con l'orecchino di perla

 
 
 
 

Buongiorno lettori, oggi vi propongo la recensione di un romanzo che ha catturato la mia attenzione per diversi motivi. Innanzitutto è un romanzo storico e io amo le ambientazioni d'epoca. Mi piace tuffarmi e in un certo senso vivere in un'età diversa dalla mia, respirarne l'atmosfera, analizzarne le peculiarità; e poi è un romanzo ambientato a Delft, una cittadina nei pressi dell'Aia, in Olanda e come potevo resistere dal momento che per la mia vacanza estiva era previsto un viaggio proprio lì. Quando mi preparo a un viaggio, lo faccio non solo documentandomi su attrazioni varie ma mi piace leggere di storie ambientate in quel Paese. Ho così come la sensazione di conoscerlo più a fondo.
Infine, e cosa che ha contribuito senza dubbio più di tutto all'acquisto, il romanzo ha come protagonista la ragazza ritratta da Jan Vermeer in "La ragazza con l'orecchino di perla". Da amante dell'arte non potevo non apprezzare l'originalità dell'espediente narrativo messo in atto dall'autrice Tracy Chevalier. Una ragazza con grandi occhi puntati verso l'artista, le labbra sensuali dischiuse, il turbante, l'orecchino di perla: ci sono tutti gli ingrediente per una storia senza tempo.

Entusiasta, quindi, all'idea di poter assaporare tutto il fascino che si cela dietro l'opera d'arte del noto pittore, mi sono lanciata nella lettura.
L'ho trovata scorrevole e piacevole con uno stile semplice e delicato ma purtroppo nulla di più. Le mie aspettative erano alte, forse, ma non ho trovato ciò che mi aspettavo. Punti di forza del romanzo è sicuramente l'ambientazione storica. La Chevalier ricostruisce fedelmente la Delft seicentesca con attenzione scrupolosa a dettagli storici quali lo scoppio del tifo o la divisione in quartieri protestanti e cattolici. Altro punto di forza è la costruzione degli ambienti molto evocativi e fascinosi quali il mercato frequentato dalla protagonista e soprattutto la causa e lo studio di Vermeer. Ho trovato affascinante la ricostruzione dei momenti di allestimento dei quadri o la scena di preparazione dei colori di cui la protagonista viene incaricata. Quanto alla caratterizzazione dei personaggi questa mi ha lasciata un po' delusa.
La storia è quella di Griet, sedicenne protestante, figlia di un decoratore di mattonelle(altro particolare apprezzatissimo è il riferimento alla famosa ceramica bianca e blu di Delft) caduto in disgrazia  e perciò costretta a prendere servizio come fantesca presso la casa dei Vermeer. Qui Griet affronta varie difficoltà quali il duro lavoro, la solitudine in una casa di estranei" cattolici", la gelosia della padrona Catharina e della figlia della coppia; tuttavia Griet è fortemente attratta e affascinata dai colori, dai quadri e soprattutto da Vermeer. Oggetto di attenzione da parte di un facoltoso cliente, Griet viene protetta da Vermeer, il quale tuttavia realizza un ritratto della giovane riuscendo a metterla nei guai.

C'è una passione celata, fatti di sguardi e complicità tra i due sebbene solamente Griet sembri soggiacere a tale passione. Appare pronta a  qualsiasi sacrificio, mentre Vermeer sembra apprezzarne solamente la sagacia, la naturale predisposizione all'osservazione e ai colori e l'assoluta dedizione. Un Vermeer che rimane un mistero e forse ciò era nelle intenzioni dell'autrice ma io avrei preferito una maggiore partecipazione e un ritmo più incalzante e dinamico.
Un romanzo, tuttavia, gradevole di cui consiglio la lettura a chi, come me, cerca vita ed emozioni dietro i quadri.

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