Recensione: Il buio oltre la siepe
" Volevo che tu imparassi una cosa. volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda. E' raro vincere in questi casi, ma qualche volta succede".
Divenuto un classico della letteratura americana, " Il buio oltre la siepe" è un gioiello prezioso, un dono illuminante per la formazione di ogni individuo, di tutte le generazioni.
L'imprescindibilità della lettura è data dall'universalità dei temi toccati. Questa storia non parla solo del razzismo presente nell'Alabama degli anni 30. Ci parla del pregiudizio, di chi non sa guardare oltre i propri confini, di chi, cieco e ottuso, non riconosce l'eguaglianza degli uomini oltre il colore della pelle, oltre ogni diversità e stranezza, di chi teme ciò che non si conosce ma che è lì, vicino.
A raccontare la storia è la piccola Scout, una bambina di otto anni che insieme al fratello Jem e al padre Atticus vive nel paese di Maycomb in Alabama. Scout racconta dei giochi spensierati con il fratello e con l'amico Dill, l'attrazione e la paura verso il misterioso vicino di casa, Boo Radley, che non ha mai mosso un passo fuori casa, del padre Atticus, stimato avvocato e della comunità di Maycomb. Poi un evento sconvolge la vita tranquilla della cittadina. Atticus viene nominato difensore d'ufficio di un "nero", accusato di violenza carnale verso una donna bianca. Esplodono le tensioni che non si concluderanno nemmeno con il processo a cui i due bambini assistono increduli.
La caratterizzazione dei personaggi è piena. Scout è una bambina intelligente, vive già libera da ogni schema mentale, da ogni stupida costrizione e non ha peli sulla lingua quando si tratta di dire la verità. Basteranno le sue parole, che richiamano la normalità e l'eguaglianza fra gli uomini, a fermare chi accecato dall'ira vuol fare del male a suo padre, accusato di essere un negrofilo. Scout sa arrivare a una verità imprescindibile: "No, Jem...io credo che la gente sia di un tipo solo: gente e basta!" . Jem, il fratello, sta crescendo e adesso coglie ogni piega più cinica dell'esistenza; eppure, il modello del padre lo porta a maturare non la rabbia fine a se stessa ma la speranza di poter cambiare la legge e le cose . In entrambi, quindi, c'è una graduale evoluzione e crescita . Impareranno a non reagire con la violenza, a cercare sempre la verità ma anche la comprensione e il rispetto dell'altro.
Il personaggio portavoce degli ideali più alti, eroe di rettitudine e giustizia è Atticus. Un uomo che educa i figli al coraggio, alla giustizia e li accompagna nel viaggio che li porterà a diventare individui , rispettosi degli altri, senza pregiudizi e a non temere o disprezzare gli altri perché diversi. Può sembrare un personaggio troppo idealizzato, votato com'è al sacrificio e alla giustizia; tuttavia, egli si impone come modello alto per le nostre coscienze e assolve il ruolo con estrema onestà.
" Hanno diritto di pensarlo e hanno diritto di far rispettare la propria opinione, ma prima di vivere con gli altri, bisogna che viva con me stesso: la coscienza è l'unica cosa che non debba conformarsi al volere della maggioranza."
C'è poi l'invito all'amore per la lettura da parte del coltissimo Atticus e della giovane Scout e "l'emancipazione culturale" della domestica di colore, che sa leggere, offerto come esempio di coraggiosa volontà per migliorare se stessi.
Uno stile semplice e un ritmo veloce accompagna l'affresco puntuale di un'epoca e di un territorio( tra l'altro con dettagli informativi preziosi concernenti il "diritto" e il sistema scolastico dell'epoca) e di una comunità piena di pregiudizi e di ipocrisia ma anche di piccoli eroi .
La scena finale ha una valenza strettamente simbolica e una straordinaria potenza nel veicolare il messaggio del romanzo : la mano della piccola Scout stringe quella del non più "sconosciuto" vicino di casa.
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